04 June, 2006

Clandestinizazione Sanitaria

In Puglia, negli ultimi anni si è assistito ad un costante aumento del numero di minori provenienti dai paesi in via di sviluppo, sono soprattutto due i fattori responsabili di questo incremento: i ricongiungimenti familiari e lo sviluppo demografico dei nuclei familiari gia costituitesi sul territorio.La complessità del fenomeno migratorio e la varietà dei soggetti che lo compongono per culture, modelli sociali, valori di riferimento, religione ed estrazione socio-economica nel paese d’origine, rappresentano una nuova sfida per le strutture socio-sanitarie.
Gli immigrati anche giovanissimi, provenienti dai paesi in via di sviluppo, hanno una salute pressoché integra al loro arrivo, proprio perché essere in buona salute è uno dei “requisiti” per emigrare, dato che il proprio corpo, insieme alla capacità lavorativa, è l’unico mezzo di scambio, almeno inizialmente e nelle migliori ipotesi, che si ha con la nuova società.Queste considerazioni hanno valore relativo per i rifugiati, per i quali l’emigrazione non è stata una libera scelta ma un urgente bisogno, e sul cui corpo vi sono i segni delle condizioni in cui si sono consumati l’esilio e le forme di repressione e violenza subite.Purtroppo però il patrimonio salute in dotazione all’immigrato viene più o meno rapidamente dissipato per una serie di fattori di rischio quali: la complessità del fenomeno migratorio, lo stress da transcultulturazione, la lontananza dagli affetti, la mancanza di reti sociali di riferimento,la mancanza di lavoro e reddito, la sottoccupazione in lavori rischiosi e non tutelati, il degrado abitativo, il clima e le abitudini alimentari diverse, la discriminazione nella reale fruibilità dei servizi socio-sanitari.Nonostante però negli ultimi anni, sotto la pressione di significativi flussi migratori, il diritto alla salute nel nostro paese è stato progressivamente esteso a tutti gli immigrati, persiste attualmente, come si evince dai risultati ottenuti dalla somministrazione dei questionari, una situazione di difficoltà di accesso e fruizione dei servizi socio-sanitari da parte dell’utenza straniera.
Tutto questo è verosimilmente in relazione, come è emerso dai nostri incontri con gli operatori socio sanitari dei distretti, alla persistenza di una realtà di incompleta inclusione nel S.S.N. da parte degli immigrati regolari e alla difficoltosa applicazione della normativa concernente l’assistenza agli immigrati irregolari o comunque non iscritti al S.S.N.Gli incontri con le assistenti sociali delle strutture socio-sanitarie hanno messo in luce che una parte non trascurabile degli immigrati aventi diritto all’assistenza sanitaria, non si iscrive o non rinnova la tessera sanitaria, ciò è tristemente vero soprattutto per gli immigrati irregolari, che spesso, anche in situazioni di profondo bisogno, non si rivolgono alle strutture per l’infondato timore di un eventuale segnalazione da parte degli operatori alle forze dell’ordine.Le lacune più significative sono dunque legate alla quasi totale assenza di campagne di sensibilizzazione, che gli operatori dei servizi, immersi nella moltitudine di impegni e oneri non riescono a svolgere; essi sono costretti a non approfondire questo aspetto e a limitarsi cosi ad “aspettare” l’eventuale arrivo di immigrati, che autonomamente o grazie al passaparola all’interno del loro network, siano venuti a conoscenza di quei servizi.Per la maggiorparte degli immigrati presenti sul territorio, “l’approdo” alle strutture che erogano servizi socio-sanitari è il risultato di un processo tortuoso e affannoso avviato solo in casi di emergenza, tant’è che, spiegano alcuni operatori dei distretti socio – sanitari, esso è spesso immediatamente seguito dall’ospedalizzazione.In questo modo patologie anche semplici possono trasformarsi spesso in malattie pericolose o letali con la conseguenza che le difficoltà di accesso ai servizi socio-sanitari si rivelano pericolose e nocive tanto quanto quelle ambientali ed economiche.Nella realtà, dunque, il diritto alla salute, costituzionalmente tutelato, è condizionato principalmente da: condizioni di marginalità sociale ( disagio psicologico, condizioni lavorative e abitative precarie, stress da adattamento ); difficoltà di accesso al S.S.N. sia per gli irregolari, sia per gli iscritti al S.S.N.Questo deriva soprattutto dalla scarsa conoscenza dei percorsi burocratici per accedere alle strutture socio-sanitarie, situazione derivante dagli scarsi interventi di sensibilizzazione direttamente nei luoghi di incontro degli immigrati.Per integrare e sostenere i servizi socio-sanitari per gli immigrati gia presenti sul territorio, c’è bisogno dunque di uno sforzo ( ed è questo l’obiettivo del progetto ) nella direzione di una reale conoscibilità, accessibilità e fruibilità dei servizi socio-sanitari che, modellandosi sulle categorie più deboli non può che tradursi in una sanità migliore per tutti.In una società in cui la presenza immigrata è destinata ad aumentare e in cui l’immigrato diviene portatore di una serie di necessità alle quali urge fare fronte, è importante favorire la pluridisciplinarietà degli interventi, grazie ai quali, il pediatra, l’infermiere, lo psicologo, l’assistente sociale possano organizzare ed erogare prestazioni socio-sanitarie ad hoc, e sviluppare l’aspetto più tristemente trascurato delle campagne informative.È utile inoltre tenere presente che la malattia accuisce la marginalità cosi come vivere in uno stato di marginalità sociale non consente di accedere ai servizi pubblici per cui, per interrompere questo pericoloso circolo vizioso, appare fondamentale colmare le lacune presenti nell’erogazione dei servizi socio-sanitari già presenti e avviare cosi un processo di aiuto in cui tutto nasce e si forma proprio dallo stretto contatto con gli immigrati posti al centro di ogni attività e iniziativa.È chi offre il servizio che deve andare dall’immigrato per informarlo, rassicurarlo, curarlo, accompagnarlo nel difficile percorso dell’integrazione se non si vuole continuare ad assistere a tristi episodi di “clandestinizzazione sanitaria”.Alla luce di quanto detto e dopo una rapida ricognizione dei servizi per immigrati nella città di Bari è emersa la necessità di colmare alcune importanti lacune determinate dalla quasi totale assenza di strutture, diverse dagli ospedali o dalle ASL, in grado di informare, curare e soprattutto prevenire l’insorgere di malattie nella popolazione infantile immigrata.Tutte le associazioni e le cooperative presenti nella città, che tanto fanno per gli immigrati, agiscono essenzialmente sul delicato e importante versante del segretariato sociale, della consulenza legale, della mediazione culturale; ma poco si fa sul versante socio-sanitario per garantire un servizio di cura e prevenzione, che sia in grado di integrare e affiancare il lavoro delle A.S.L. e che costituisca un punto di riferimento e un centro di accoglienza globale e pluridisciplinare per l’immigrato.Nel territorio cittadino vi è l’assenza di un centro al quale l’immigrato possa rivolgersi, ignorando o temendo ( inutilmente ) le strutture per cosi dire, “ufficiali”, per ottenere prestazioni sanitarie e per essere accompagnato e sostenuto nel processo di integrazione e soprattutto dove possa, con l’aiuto delle diverse figure professionali, comprendere come godere di quell’importante diritto alla salute garantito e tutelato dalla Costituzione e concretamente fruibile solo dopo averne preso piena consapevolezza.

2 comments:

Anonymous said...

This site is one of the best I have ever seen, wish I had one like this.
»

Anonymous said...

Your site is on top of my favourites - Great work I like it.
»

Ti auguro tempo Non ti auguro un dono qualsiasi, ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere...