04 June, 2006

Le armi


Purtroppo molte tra le maggiori nazioni hanno lavorato in qualche misura allo sviluppo di agenti biologici per uso bellico, tralasciando risorse e menti per ricerche più utili. Selezionati o adattati a partire da microrganismi patogeni in grado di causare varie malattie nell'uomo, negli animali domestici o nelle piante di importanza vitale per l'uomo, essi comprendono batteri, funghi, virus e tossine.
I patogeni che causano botulismo, peste, afta epizootica e ruggine del frumento sono tra i molti che potrebbero essere impiegati contro eserciti nemici o contro le economie civili che li sostengono. L'ingegneria genetica offre inoltre la possibilità di sviluppare nuove linee di agenti patogeni contro cui non vi sarebbe alcuna prevenzione possibile.

La guerra biologica su vasta scala è rimasta finora a livello puramente teorico, anche se negli anni Ottanta sono state riportate informazioni secondo cui il Giappone avrebbe fatto uso di agenti biologici contro i cinesi durante la seconda guerra mondiale. All'inizio degli anni Ottanta è trapelata la notizia, non dimostrata in modo definitivo, che l'Unione Sovietica in Afghanistan e il Vietnam in Laos e Cambogia stessero impiegando tossine fungine nella cosiddetta forma di "pioggia gialla".

Ma vi sono stati controlli delle Autorità preposte negli organi Internazionali?
La conferenza dell'Aia del 1899 fece un tentativo di messa al bando dei proiettili caricati a gas velenosi, ma questo accordo ebbe effetto solo fino alla prima guerra mondiale. Nel 1925 fu firmato a Ginevra un protocollo della Società delle Nazioni contro le armi chimiche e biologiche, il quale ne proibiva l'uso in guerra (l'esercito italiano ne fece comunque uso contro l'Etiopia nel 1935-36).

Un trattato per la totale messa al bando delle armi biologiche fu stilato nell'ambito della conferenza di Ginevra sul disarmo del 1971 e approvato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Circa ottanta nazioni hanno sottoscritto la Convenzione sulle armi biologiche, che mette fuori legge un'intera classe di armi per la maggior parte del mondo. La sua reale efficacia, comunque, è ancora da dimostrare, e i progressi nel settore dell'ingegneria genetica hanno complicato molto l'intera questione.

Al summit Bush-Gorbaciov del giugno 1990 fu sottoscritto un trattato che impegnava sia gli Stati Uniti sia l'Unione Sovietica a ridurre le proprie giacenze di armi chimiche. Nel maggio del 1991, diciannove nazioni industrializzate si sono impegnate a effettuare controlli sull'esportazione di 50 sostanze chimiche comuni che potrebbero essere utilizzate per la fabbricazione di aggressivi. La Convenzione sulle armi chimiche del 1993 ha vietato la fabbricazione di armi chimiche e posto restrizioni sul commercio di sostanze necessarie per la loro produzione. Essa, comunque, deve ancora essere ratificata da 65 nazioni.

Per produrre aggressivi chimici letali non occorre una base industriale molto sofisticata; per questo motivo i paesi del Terzo Mondo sono oggi spesso attratti da tali armi, che rappresentano una sorta di "atomica dei poveri". L'uso di armi chimiche da parte dell'Iraq e la capacità di produzione di aggressivi chimici, documentata per quanto riguarda la Libia nel 1988, dimostrano quanto queste armi possano trovare ampia diffusione. Preoccupa inoltre l'attrattiva che tali armi potrebbero esercitare su gruppi di terroristi, dato che il rilascio di quantità relativamente esigue di tossine nelle riserve acquifere o nell'atmosfera può causare vaste catastrofi.

1 comment:

Anonymous said...

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